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Carlo Salvetti
(1918-2005)

In memoria di Carlo SALVETTI Si e’ spento venerdi’ 11 febbraio a Roma Carlo Salvetti, socio dell’Associazione Galileo 2001 e socio benemerito della SIF, lasciando la moglie Piera Pinto e le figlie Sherin e Adriana.
Se n’e’ andato un altro dei grandi anziani della comunita’ dei fisici italiani che anno dopo anno sull’esempio di Giovanni Polvani hanno contribuito alla ricostruzione della fisica italiana e al suo pieno inserimento nella societa’ civile e nelle istituzioni del nostro Paese.
Carlo Salvetti era nato a Milano nel dicembre del 1918 e si era laureato in fisica nel giugno 1940, proprio in occasione dell’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, venendo trattenuto sotto le armi dal luglio 1941 all’8 settembre 1943.
Pote’ riprendere la sua attivita’ di ricerca a Milano e a Parigi (al College de France) conseguendo la libera docenza nel 1950. Vincitore della Cattedra di Fisica Teorica nel 1953, fu chiamato a Bari nel 1954 e, successivamente, a Milano, alla Cattedra di Fisica Generale. Si e’occupato di fisica teorica pura, in particolare delle proprieta’ dell’elio liquido e delle equazioni del campo mesonico oltreche’, piu’ tardi, di modelli nucleari collettivi. Del resto egli diresse nel 1955 il III Corso nella storia di Varenna dedicato alla fisica nucleare: “Questioni di struttura nucleare e processi nucleari alle basse energie” (dopo i due precedenti diretti da Puppi sulla fisica delle particelle elementari).
Si e’ occupato piu’ particolarmente di fisica dei neutroni e di teoria dei reattori nucleari. Fanno riferimento a questi lavori il calcolo e la progettazione del reattore a uranio naturale e acqua pesante del CISE, presentato alla 1a Conferenza di Ginevra “Atomi per la Pace” del 1955.
Gia’ nel 1945, comunque, insieme con Giorgio Salvini, entrambi assistenti di Giuseppe Bolla, fu coinvolto nell’incarico di studiare i possibili sviluppi dell’uso pacifico dell’energia nucleare affidato a Mario Silvestri da Valerio e De Biasi, Presidente e Amministratore Delegato della Edison. Furono infatti Silvestri e Salvetti a stilare un programma di ricerca, con la formazione di un gruppo di esperti, per la costruzione di una pila atomica a potenza zero simile alla CP-1 di Enrico Fermi a Chicago (1942) e alla realizzazione di un piccolo reattore di potenza. Di qui, dopo che il gruppo Bolla-Silvestri-Salvetti e Salvini ebbe superato a Parigi, dove si discuteva il Trattato di Pace con l’Italia, nel settembre 1946, eventuali impedimenti all’impiego dell’energia nucleare per scopi pacifici, con l’aiuto di Ivanoe Bonomi, membro della delegazione italiana in qualita’ di ex-Presidente del Consiglio, nacque l’idea della costituzione del CISE (Centro Italiano di Studi ed Esperienze). Fu il CISE, societa’ ad hoc fondata da Edisonvolta, Fiat e Cogne, costituito il 19 novembre 1946, il primo passo verso lo sviluppo dell’energia nucleare in Italia. Fin dall’inizio vi collaborarono Edoardo Amaldi, Gilberto Bernardini e Bruno Ferretti e, in seguito, Gustavo Colonnetti, Presidente del CNR, e Felice Ippolito. Il CISE costitui’ per un certo tempo l’unica struttura di ricerca italiana orientata verso le tecnologie nucleari fino alla costituzione, nel 1952, del Comitato Nazionale per l’Energia Nucleare (CNRN che poi diventera’ CNEN e, infine, ENEA).
Carlo Salvetti, che a buon titolo puo’ quindi considerarsi uno dei padri dell’energia nucleare in Italia, passo’ al CNRN nel 1957, assumendo l’incarico di realizzare il Centro Nucleare di Ispra, di cui fu il primo Direttore Generale. Nel 1959 fu Direttore delle Ricerche dei Laboratori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) di Vienna. Fu poi, a partire dal 1962, Governatore per l’Italia della stessa AIEA e Presidente del Board of Governors.
Tra i numerosi incarichi ricoperti assume particolare rilievo quello di Vice-Presidente del CNEN, dopo l’estromissione di Felice Ippolito. Compito arduo ma essenziale, che lo vide lavorare intensamente dal 1963 al 1980 alla promozione delle attivita’ nucleari italiane e, in seguito, alla difesa del patrimonio di strutture e competenze in campo nucleare del nostro Paese. Egli rimase, in 60 anni di impegno, uno dei referenti principali delle battaglie di presidio dell’opzione nucleare, di fronte a culture e politiche di disimpegno e di colpevole abbandono.
Cio’ e’ dimostrato anche dalla direzione che condivise con me e con Elio Sindoni del 46mo Corso della Scuola Internazionale di Fisica Enrico Fermi a Varenna, nel 1992, su “Stato e Prospettive dell’Energia Nucleare: Fissione e Fusione”. Fu tra i fondatori di varie Associazioni italiane ed europee per la promozione e lo sviluppo delle tecnologie nucleari. Era, al momento della sua scomparsa, Vice-Presidente dell’AIN (Associazione Italiana Nucleare) e membro autorevole dell’Associazione Galileo 2001 per la liberta’ e la dignita’ della Scienza. Egli resta, oltre che grande esempio di rilevante competenza tecnica e scientifica, un maestro di grande equilibrio anche nei rapporti fra colleghi ed amici, doti che ha profuso sempre tra tutti noi e che non possono non farci sentire quanto sia inestimabile la sua perdita
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