Lettera
di Cocconi ad Amaldi
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fama di Ettore Majorana, ovvia per gli specialisti, può solidamente
appoggiarsi anche a testimonianze come la seguente, dovuta alla memore
penna di Giuseppe Cocconi.
Invitato da
•
<< Ginevra, 1965 Luglio 18 --- Caro
Amaldi, In una discussione che si ebbe tempo fa sul libro [poi
edito dall'Accademia dei Lincei]
che stai scrivendo su Ettore Majorana,
ti dissi come io pure ebbi un tenue contatto con Majorana poco prima
della sua fine. Tu esprimesti allora il desiderio che ti descrivessi
con maggiore dettaglio
il mio ricordo, e qui cerco di accontentarti.
•
Nel gennaio 1938, appena laureato, mi fu offerto,
essenzialmente da te, di venire a Roma per sei mesi nell'Istituto di
Fisica dell'Università come assistente incaricato,
e una volta lì ebbi la fortuna di unirmi a Fermi, Bernardini (che aveva
avuto una Cattedra a Camerino pochi mesi prima) ed Ageno (lui pure
giovane laureato),
nella ricerca dei prodotti di disintegrazione dei "mesoni" mu
(allora chiamati mesotroni ed anche yukoni) prodotti dai raggi cosmici.
L'esistenza dei "mesoni" mu
era stata proposta circa un anno prima, ed il problema del loro
decadimento era già molto attuale.
•
Fu proprio mentre mi trovavo con Fermi nella
piccola officina del secondo piano, intenti lui a lavorare al tornio un
pezzo della camera di Wilson che doveva servire a
rivelare i mesoni in fine range,
io a costruire un trabiccolo per l'illuminazione della camera,
utilizzante il flash prodotto dall'esplosione di una fettuccia di
alluminio cortocircuitata
su una batteria, che Ettore Majorana venne in cerca di Fermi. Gli fui
presentato e scambiammo poche parole. Una faccia scura. E fu tutto lì.
Un episodio dimenticabile
se dopo poche settimane, mentre ero ancora con Fermi nella medesima
officinetta, non fosse arrivata la notizia della scomparsa da Napoli
del Majorana. Mi
ricordo che Fermi si dette da fare telefonando da varie parti sinchè:,
dopo alcuni giorni, si ebbe l'impressione che non lo si sarebbe
ritrovato più.
•
Fu allora che Fermi, cercando di farmi capire che
cosa significasse tale perdita, si espresse in modo alquanto insolito,
lui che era così serenamente severo quando si trattava
di giudicare il prossimo. Ed a questo punto vorrei ripetere le sue
parole, così come da allora me le sento risuonare nella memoria: "Perchè,
vede, al mondo ci sono
varie categorie di scienziati; gente di secondo e terzo rango, che fan
del loro meglio ma non vanno molto lontano. C'è anche gente di primo
rango, che arriva a scoperte
di grande importanza, fondamentali per lo sviluppo della scienza" (e
qui ho netta l'impressione che in quella categoria volesse mettere se
stesso). "Ma
poi ci sono
i geni, come Galileo e Newton. Ebbene, Ettore era uno di quelli.
Majorana aveva quel che nessun altro al mondo ha; sfortunatamente gli
mancava quel che invece
è comune trovare negli altri uomini, il semplice buon senso".
•
Spero che queste mie righe ti dicano quanto
desideravi. Cordiali saluti,
•
Giuseppe Cocconi
>>
•Da:
http://ulisse.sissa.it/bUlb0202003_s2.jsp
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